Le donne in rivolta contro il velo nella Giornata Internazionale dell’Hijab

14 Febbraio 2023 dc, pubblico un po’ in ritardo dal sito di MicroMega, 31 Gennaio 2023 dc:

Le donne in rivolta contro il velo nella Giornata Internazionale dell’Hijab

Traduciamo il comunicato stampa congiunto delle associazioni One Law for All, FEMEN e del Concilio degli ex musulmani della Gran Bretagna che annuncia una protesta globale contro l’hijab e i regimi islamisti in Iran, Afghanistan e in tutto il mondo. Perché l’hijab verrà anche rivendicato come diritto da alcune, ma è un imposizione religiosa e patriarcale per tantissime altre.

1 febbraio 2023: Londra aderisce al Global Body Riot (rivolta globale del corpo) per sostenere la rivoluzione delle donne in Iran

14.00, Trafalgar Square

Il 1° febbraio, Giornata internazionale dell’Hijab, le donne si raduneranno in una rivolta globale del corpo in difesa della rivoluzione delle donne in Iran e del motto “donna, vita e libertà”. Parteciperanno nelle strade e sui social media, con o senza reggiseno, per sfidare le leggi che impongono l’hijab, le stesse che hanno ucciso Mahsa Jina Amini il 16 settembre e che continuano a opprimere innumerevoli donne e ragazze in Iran, Afghanistan e in tutto il mondo.

A Londra, le donne si mobiliteranno alle 14.00 a Trafalgar Square.

Le donne che non potranno partecipare alle proteste in strada potranno postare foto sui loro account social, anche dall’Iran.

Lo slogan “rivolta del corpo” è tratto dai graffiti scritti sui muri in Iran. È ispirato anche alle foto che sono state condivise dalle donne iraniane, in cui mostrano il loro reggiseno a viso coperto e con slogan come “Tu sei il pervertito, io sono una donna libera”.

L’hashtag #BodyRiot è già stato soppresso da Instagram e Facebook, che continuano ad aiutare gli islamisti a mantenere le limitazioni e a suscitare vergogna per il corpo nelle donne e nelle bambine.

Sebbene le donne adulte abbiano il “diritto” di indossare l’hijab, su scala sociale di massa l’hijab è tutto fuorché un diritto e una scelta, in particolare perché è una prescrizione religiosa che le donne con retroterra musulmano devono seguire. È spesso imposto con forza brutale, violenza, minacce, ostracismo e intimidazione anche nelle nazioni non teocratiche.

Inoltre è importante notare che la Giornata internazionale dell’hijab è parte di un progetto islamico atto a normalizzare le restrizioni sull’autonomia corporale delle donne e non ha nulla a che vedere con la libera scelta personale.

Il 1° febbraio ci scateneremo contro l’hijab come strumento di restrizione e controllo del corpo delle donne. Rimaniamo in solidarietà con le tante donne e ragazze iraniane che si tolgono e bruciano i loro hijab. Celebreremo il corpo in rivolta contro le norme religiose e patriarcali.

La Rivolta del Corpo è sollecitata da One Law for All, FEMEN e il Concilio degli ex musulmani della Gran Bretagna.

#BodyRiot for #WomanLifeFreedom. On #1Feb #HijabDay we call for #NoHijabDay #UnapologeticBodyRiot #UnapologeticBody.

Comunicato stampa originale.

Referendum (San) Siro: pronti a ripartire

In e-mail il 27 Giugno 2022 dc:

Referendum (San) Siro: pronti a ripartire

Buongiorno a tutte e tutti,

Nell’attesa di parlare della risposta da parte del Comune di Milano sull’ammissibilità o meno dei nostri referendum, attesa a breve, pensiamo sia importante concentrarsi su tutte le azioni in corso in difesa dei diritti dei cittadini.

Al momento i riflettori si sono concentrati sull’organizzazione del Dibattito Pubblico che l’Amministrazione sta cercando palesemente di condizionare e indirizzare a suo piacimento.

Dibattito Pubblico che noi, come Comitato Referendario, riteniamo utile sia per la possibilità di un risultato positivo e soprattutto come momento di conoscenza e consapevolezza da parte della cittadinanza in vista del successivo Referendum.

È necessario quindi vigilare perché il Dibattito Pubblico si svolga con la reale e fattiva partecipazione della cittadinanza

Una possibilità che l’attuale indirizzo dell’amministrazione sta vanificando.

Per questo, sotto la supervisione legale dell’avvocata Veronica Dini, è stato redatto un documento di denuncia di tutte le irregolarità e imprecisioni con cui si sta definendo il percorso del Dibattito.

Ve lo alleghiamo e vi invitiamo quindi a sottoscriverlo individualmente cliccando sul link sotto

per sottoscrivere

nota bene: il link per firmare è personalizzato per ogni destinatario, condividendo questa email, altri destinatari non potrebbero aggiungere la propria firma.

Raccolte le adesioni è nostra intenzione, entro fine settimana, pubblicizzarlo con una conferenza stampa/assemblea pubblica o con gli strumenti che condivideremo essere i più efficaci per mantenere alta l’attenzione sull’area di (San) Siro.

Pensiamo sia importante continuare a denunciare, ed evidenziare, come l’amministrazione continui a boicottare la partecipazione cittadina nelle scelte che condizionano la vita e la vivibilità, e come questa azione di denuncia possa essere utile a convincere la cittadinanza che il referendum sarà l’unico strumento efficace ad evitare la speculazione a cui ci stiamo opponendo.

In attesa delle vostre considerazioni in merito vi preannunciamo che a breve organizzeremo un incontro con la cittadinanza in cui riprendere tutti i nostri temi e definire i successivi passi ed azioni.

I portavoce del Comitato per Il Referendum per (San) Siro

Il mito e il velo della democrazia sudafricana contro l’apartheid stanno crollando

Inserisco qui la traduzione “al volo” a me pervenuta dell’articolo The myth and the veil of South Africa anti apartheid democracy is cracking down, presente in iglese nel sito Noi non abbiamo patria. La data dell’articolo è 16 Luglio 2021 dc, io ho apportato ulteriori correzioni alla traduzione.

Il mito e il velo della democrazia sudafricana contro l’apartheid stanno crollando

Le proteste in Sudafrica sono iniziate quando l’ex presidente Jacob Zuma è stato condannato dalla Corte Suprema per corruzione e imprigionato in carcere il 29 giugno.

Zuma è stato il primo presidente Zulu del Sudafrica. Pochi giorni dopo, lunedì scorso, i sostenitori di Zuma hanno iniziato le proteste da Guateng e KwaZulu-Natal. Guateng e KwaZulu-Natal sono terre povere del ghetto di neri intorno alle città di Johannesburg e Durban.

Quella che inizialmente sembrava una protesta politica dei seguaci di Zuma, di una catena di persone, con interessi corporativi, della classe media emergente Zulu e dei proletari oppressi Zulu senza alcuna risorsa economica, presto e subito è diventata una rivolta di massa spontanea e ingovernabile dei sudafricani neri sfruttati e oppressi.

Un’insurrezione generale e massiccia si è diffusa nelle città di Durban e Johannesburg. Le forze di polizia sono state travolte dalla rivolta di massa e dai saccheggi dei poveri. Cyril Ramaphosa, l’attuale presidente del Sudafrica, che ha ottenuto la leadership del Paese dopo l’incriminazione di Zuma, ha ordinato il dispiegamento delle forze dell’esercito nelle città.

Ramaphosa è stato presidente dell’ANC (Nota mia: African National Congress-Congresso Nazionale Africano,  è il più importante partito politico sudafricano, fondato nell’epoca della lotta all’apartheid e rimasto ininterrottamente al governo del Paese dalla caduta di tale regime, avvenuta nel 1994, a oggi) fino al 2017. Era un leader sindacale ma negli ultimi dieci anni è diventato un uomo d’affari.

Zuma e Ramaphosa erano entrambi militanti dell’ANC contro l’apartheid. Ma rapidamente si sono allontanati dai reali bisogni dei proletari neri oppressi quando il regime dell’apartheid è finito.

Più di 80 persone sono state uccise durante disordini e saccheggi a colpi di arma da fuoco da parte della polizia e dell’esercito. Alcune milizie pagate sono coinvolte nella repressione nelle strade e agiscono come squadroni della morte nelle povere township (Nota mia: il significato di questo termine realtivo al suo uso in Sudafrica, tratto da Wikipedia il 19 Luglio 2021 dc, è “Nel Sudafrica dell’apartheid con township si designavano quelle aree urbane limitrofe ad aree metropolitane nelle quali abitavano esclusivamente cittadini non-bianchi (neri ed indiani). Un esempio molto famoso è il sobborgo nero di Johannesburg, Soweto, il cui nome stesso nasce dall’espressione “Township di sud-ovest” (SOuth WEst TOwnship). Oggi township ha assunto un significato più ampio come “parte di territorio” ed è usata anche, ad esempio, per definire i distretti industriali “industrial township“”) nere. I proprietari dei negozi sono armati.

La situazione è ancora ingovernabile. La gente ruba generi alimentari, articoli elettronici, TV e radio, scarpe, jeans e vestiti di ogni genere, materassi per i letti, acqua potabile. Agenzie bancarie e altre attività sono vandalizzate e bruciate dalla rabbia del proletariato.

La gente dice che gli altri stanno saccheggiando ed anche lui/lei lo fa, perché altrimenti non rimane nulla a disposizione. Quindi tutti quelli che non hanno nulla generano una reazione a catena generale.  

La protesta politica tra le diverse ali dell’ANC in conflitto tra loro è stata travolta da una lotta economica di massa di proletari che hanno poche cose o niente per garantire un minimo di sicurezza alle loro vite.

Gli anni della lotta contro l’apartheid sono lontani per il nuovo giovane proletariato e la lotta anti-apartheid è più lontana dalle loro necessità di risolvere la povertà, l’oppressione, mentre le condizioni di vita si degradano sempre più ogni anno e ogni giorno.

L’insurrezione di massa prende di mira anche le comunità indiane che vivono in Sudafrica. La cittadinanza indiana in Sud Africa è nata dal colonialismo inglese, che ha imposto l’immigrazione degli indiani all’inizio del XX secolo per lavorare alla costruzione della rete ferroviaria della Corona Britannica in Sud Africa. A causa della fine dell’apartheid, questa comunità indiana di cittadini sud africani, come altre di colore, ha avuto la possibilità per la propria classe media di emergere grazie alla media imprenditoria commerciale e produttiva. Non a caso, le accuse di corruzione a Zuma includono molti commerci non legali con imprenditori indiani, uomini d’affari che hanno investito in Sud Africa direttamente dall’India, e la mistificazione della propaganda sugli episodi di xenofobia durante le rivolte nasconde la vera verità dei disordini generali: le proprietà private vengono attaccate.

La profonda crisi generale capitalista si sta approfondendo in tutto il mondo e sta rimuovendo il velo di falsa emancipazione democratica e progressista delle masse nere oppresse razziali sfruttate, che rappresenterebbe la vittoria del sistema anti-apartheid, mostrando la vera natura di ciò che è lo sfruttamento di classe e dell’oppressione del capitalismo ancora in corso.

Come in Palestina l’ANP mostra il suo collaborazionismo con Israele e con l’oppressione capitalistica dell’imperialismo, altre leadership e altri Stati progressisti o rivoluzionari del passato stanno mostrando la loro essenza antiproletaria.

Il mito della democrazia anti-apartheid e dello Stato antirazzista in Sudafrica sta crollando, sotto il colpo della crisi generale del capitalismo.

La fine dell’apartheid in Sudafrica non significa la fine dello sfruttamento di classe e del razzismo. Ha dato solo la possibilità ad alcune classi medie di emergere, rafforzando l’oppressione di classe e razziale della maggioranza delle masse proletarie.

Codice di comportamento dipendenti Comune di Milano

In e-mail il 18 Aprile 2021 dc, un estratto dell’intervento del consigliere Basilio Rizzo:

Codice di comportamento dipendenti Comune di Milano

Ho appreso in questi giorni dalla stampa la notizia riguardante il provvedimento della giunta comunale sul nuovo codice di comportamento del comune di Milano. Questo documento è ora al vaglio dei cittadini attraverso la consultazione via web e fino al 20 aprile con la possibilità di presentare osservazioni. 

Ho letto cose che faccio fatica a credere che vi possano essere contenute.

Mi riservo di studiare con attenzione il testo perché dal mio punto di vista vi sono contenute palesi violazioni dei diritti costituzionali.

I dipendenti comunali sono cittadini come tutti gli altri e, fino a prova contraria, hanno il diritto di esprimere le loro convinzioni.

In un articolo del codice addirittura c’è scritto che ogni dipendente comunale dovrebbe dichiarare ai suoi superiori se è iscritto ad una qualche associazione e poi il dirigente deciderà se questa sia compatibile o meno rispetto al suo lavoro e alla struttura in cui opera.

Mi meraviglio che possano essere scritte cose del genere, ma quello che più mi preoccupa è la logica che è sottesa.

L’aggettivo “pubblico”, in riferimento al dipendente, non è dato dal datore di lavoro, è la funzione pubblica che deve esercitare.

Il datore di lavoro del dipendente pubblico non è rappresentato dall’amministratore delegato di una azienda chiamata “comune”, ma dai cittadini. I dipendenti pubblici hanno, tra virgolette, come loro “padroni” i cittadini e a loro devono rispondere con il loro comportamento.

Noi consiglieri della commissione antimafia e anticorruzione invitiamo i lavoratori, attraverso gli strumenti previsti, ad indicare se rilevano delle ingiustizie e scorrettezze nella vita dell’amministrazione e poi facciamo un regolamento nel quale diffidiamo i dipendenti stessi dal portare a conoscenza la loro attività lavorativa? Scherziamo?

Farò verificare da persone competenti se ci siano delle violazioni costituzionali e lamento che a noi consiglieri comunali né in commissione né in consiglio sia stato sottoposto questo testo perché ritengo che i consiglieri possano dire il proprio parere.

Sono anche curioso di sapere come alcuni membri della giunta che sono dichiaratamente democratici abbiano potuto concepire di accettare delle logiche, delle frasi così come sono contenute nel testo.

Invito davvero a ritirare questo provvedimento sospendendo anche la consultazione pubblica per poterlo prima discutere nelle sedi opportune perché proprio questo testo pone in cattiva luce la nostra amministrazione comunale.

Non è certo un lavoratore che indica qualche disguido, qualche inesattezza, qualche errore compiuto nella pratica amministrativa che mette discredito.

Pfizer, AstraZeneca, Moderna…la vaccinazione di massa ostaggio del profitto

In e-mail il 30 Gennaio 2021 dc:

Pfizer, AstraZeneca, Moderna… la vaccinazione di massa ostaggio del profitto

29 Gennaio 2021

Il mercato e la concorrenza imperialistica non fanno eccezione per la produzione e la distribuzione di vaccini, e quindi per le vaccinazioni. Di fronte alla più grande pandemia degli ultimi cento anni, la vita dell’umanità è ridotta a variabile dipendente del profitto.

La campagna europea per la vaccinazione di massa era partita con grande squillo di trombe. Non era e non è solamente una campagna propagandista tesa a celebrare il volto umanitario dell’Unione Europea di fronte al contagio. Era ed è anche un investimento strategico nella ripresa economica del capitalismo continentale dopo la grande recessione del 2020, un investimento decisivo sul terreno della competizione mondiale con l’imperialismo USA e l’imperialismo cinese.

Ma il diavolo fa le pentole dimenticandosi dei coperchi. I colossi capitalistici della farmaceutica, gli uni contro gli altri armati, hanno prima incassato le regalie pubbliche dei rispettivi Stati e ora tagliano la produzione del vaccino. È il caso dell’americana Pfizer, poi dell’anglo-svedese AstraZeneca, infine dell’americana Moderna.

L’obiettivo è tanto cinico quanto semplice: sfruttare il proprio peso monopolista per alzare i prezzi pattuiti, vendere i vaccini a clienti più compiacenti (magari perché più ricchi o più ricattabili), privilegiare i propri Stati nazionali di riferimento, usare in ogni caso senza pudore la segretezza dei contratti stipulati con UE, a tutela dei propri brevetti e dei relativi affari.

I governi imperialisti della UE e la loro Commissione protestano ora per le mancate consegne, e “chiedono” ai colossi farmaceutici di poter “pubblicare” i contratti. Il fatto stesso di dover chiedere ad azionisti privati il permesso di pubblicare contratti che riguardano l’interesse pubblico dell’umanità è già di per sé indicativo della natura della società capitalista. Oltretutto le case farmaceutiche hanno buon gioco nel rivendicare il sacro diritto della concorrenza a tutela dei propri brevetti: è la legge del mercato, bellezza! Quella stessa legge che i governi capitalisti di tutto il mondo invocano ogni giorno per giustificare la compressione dei salari, i licenziamenti di massa, la distruzione dei diritti, il taglio delle spese sociali… Si tratta dell’interesse mondiale dei capitalisti a continuare a scannarsi tra di loro sul mercato mondiale prendendo in ostaggio i propri salariati e arruolandoli nelle proprie guerre.

Ora l’esigenza di ripresa dell’economia capitalistica mondiale richiederebbe una gigantesca e rapida produzione di massa dei vaccini su scala planetaria. Ma la concorrenza sul mercato dei diversi Stati o poli imperialisti si riflette sui processi di vaccinazione, i loro tempi e le loro forme. Anche la vaccinazione è diseguale e combinata, come l’anarchia del capitalismo mondiale. Pfizer e Moderna privilegiano il proprio imperialismo USA, impegnato innanzitutto a contrastare la Cina. AstraZeneca tutela in primo luogo l’imperialismo inglese, impegnato nella complessa gestione della Brexit. Gli imperialismi continentali europei arrancano in salita sgomitando tra loro, in inferiorità di mezzi. Si pensi solo che l’Unione Europea ha previsto per il piano di vaccinazione due miliardi e settecento milioni, gli USA ne hanno investito diciotto. La disparità di potenza si occupa a modo suo della salute.

E ora? La Commissione Europea si divide sul da farsi, a seconda degli interessi nazionali in gioco. L’Italia minaccia ricorsi legali contro Pfizer e AstraZeneca. I governi nordici, a partire dalla Svezia, rimproverano alla Commissione di essersi mossa in ritardo e difendono i diritti contrattuali dei colossi. Germania e Francia dal canto loro si affidano alle soluzioni di outsourcing delle case farmaceutiche, auspicando liberi accordi tra interessi privati foraggiati da nuovi aiuti pubblici, come quello che vede la francese Sanofi produrre insieme a Pfizer e BioNTech (tedesca) 125 milioni di dosi del farmaco.

L’unico elemento certo è che di fronte alla più grande pandemia degli ultimi cento anni, la vita dell’umanità è ridotta a variabile dipendente del profitto, mentre le spese militari aumentano vertiginosamente a tutte le latitudini del mondo, assieme al volume d’affari delle Borse. Nel mondo dell’intelligenza artificiale e dei miracoli della scienza, la vita umana resta segnata dalla legge della giungla. «Genio tecnico e idiozia sociale», così Trotsky definì il capitalismo alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Una caratterizzazione perfetta anche per l’oggi.

La vaccinazione di massa, rapida e universalmente disponibile, è un’esigenza primaria dell’umanità.

Via il segreto commerciale sui contratti stipulati fra gli Stati e le case farmaceutiche: tutti hanno diritto di conoscere ciò che riguarda la loro vita!

Via i brevetti a tutela dei profitti: le conquiste della scienza medica vanno subito messe al servizio di tutto il genere umano!

Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori dell’industria farmaceutica, in ogni Paese e su scala mondiale, per sviluppare una produzione di massa pianificata dei vaccini e la loro distribuzione sull’intero pianeta in base ai bisogni di tutti e di tutte!

Liberare l’umanità del capitalismo è più che mai oggi una esigenza morale e vitale.

La lotta per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, che riorganizzi la società da cima a fondo, si ripropone ovunque, oggi più di ieri, come l’unica vera soluzione alternativa.

Il socialismo è il solo ordine nuovo; la rivoluzione l’unica via per realizzarlo.

Partito Comunista dei Lavoratori