Una storia: la mia…


Una storia: la mia…

Premessa

Tranquilli! Non ho intenzione di raccontarvi tutta la mia vita….

Solo, diciamo così, un riassunto con alcuni passaggi fondamentali.

Con calma.

Ebbene sì: anch’io sono nato. Non ho chiesto a nessuno di nascere ma, come per molti di noi, c’è sempre uno o più genitori che ti rinfaccia sempre “Dopo tutto quello che ho fatto per te!”. Ma, appunto, noi non abbiamo chiesto di venire al mondo. Se avessimo saputo quello che ci aspettava, probabilmente avremmo detto “No, grazie!”.

Forse è ovvio far notare, a questo punto, che io sia sempre stato un pessimista….Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Mezzo vuoto? Macché! QUASI COMPLETAMENTE VUOTO!

É il mio destino: essere un estremista anche nel pessimismo!

Infanzia e prime esperienze di…..

No, nessun Casanova, anzi! Ero timido ed imbranato allora e, nell’anno di grazia 2016 dc a 61 anni non molto è cambiato. E non credo neanche di essere tanto intelligente. Di una cosa sono sicuro e certo: di avere poca, anzi, di NON avere memoria. É sempre stato un mio problema. Dovevo studiare il triplo degli altri per ricordarmi qualche cosa e le poesie, poi! Un vero incubo. Non so quanto studiai, per l’esame di media inferiore, per ricordarmi A Silvia di Leopardi. La ricordo ancora adesso quasi interamente. Ed anche La pioggia nel pineto di D’Annunzio. Dell’ultima delle tre poesie su cui mi ero preparato, la più corta, A Zacinto di Foscolo, invece neanche un verso mi rimane. Era senza dubbio quella che mi piaceva di meno.

L’infanzia non fu poverissima ma non si navigava certo nel denaro. Mio padre, nato a Canosa di Puglia in provincia di Bari nel 1912 dc, faceva il sarto come mia madre, nata invece a Milano da una milanesissima famiglia: il nonno era sagrestano, e tutta la famiglia era di bigotti, uno più dell’altro.

Tralascio qui di narrare perché mio padre, piuttosto violento e prepotente anche se spesso ingenuamente ridanciano fino alle lacrime, litigasse sempre con mia madre: non vorrei annoiare nessuno. Prima mio fratello, nato nel ’41 dc, e poi io dovemmo subire questo clima non certo idilliaco.

Ma c’erano anche momenti di gioia e di spensieratezza, soprattutto quelli passati in vacanza e nei fine settimana, per tredici anni (da quando ne avevo sei) trascorsi in provincia di Varese, nel piccolo paese di Bedero di Valcuvia, dove avevamo una casa in affitto. Lì, inevitabilmente, è rimasta una parte di me: nei boschi e nelle basse montagne che ho percorso innumerevoli volte. Spesso ci torno, e ne traggo giovamento. Ma, ahi loro (i credini di tutte le tipologie), non ho mai incontrato né Dio, né elfi, né silfidi, né nani, né coboldi, né ninfe. Del primo non mi importa, ma gli altri, tutto sommato, mi sarebbe piaciuto incontrarli…

 

La passione per la montagna e per la "scalata" l'ho avuta fin da piccolo. Qui sono a Bedero Valcuvia (Varese) il 25 aprile 1969 dc, a 14 anni e mezzo.

La passione per la montagna e per la “scalata” l’ho avuta fin da piccolo. Nella foto qui sopra sono nei pressi di Bedero Valcuvia (Varese) il 25 aprile 1969 dc, a 14 anni e mezzo. La località è il “Sass de ciucheta” (se ne ricordo bene il nome), nelle vicinanze della strada che porta a Mondonico.

 

Negli anni successivi girammo anche vari paesi della Val Brembana, ma mi ricordo più i sentieri della Val Ganna, il Monte Martica coi suoi Tre Valicci (bellissimi prati a mezza costa), il Poncione di Ganna, il Monte Mondonico con l’omonimo paese, dove andavamo spesso in una certa trattoria, che aveva anche un campo di bocce, il lago di Ghirla, le trincee della linea Cadorna verso Cunardo e verso Masciago, costruite durante la Prima Guerra Mondiale per fronteggiare un attacco austriaco dalla Svizzera che non ci fu, il Monte Sette Termini e il grande complesso del Campo dei Fiori le cui innumerevoli grotte, molti anni più tardi, furono da me percorse ed esplorate come speleologo!

Da solo, sul M. Cadelle, Foppolo in Valle Brembana (Bergamo), 2483 m., anno 1979 dc

Nella foto qui sopra, scattata con la mano destra e il braccio teso con una fotocamera molto semplice a obiettivo fisso, sono da solo, sul M. Cadelle, Foppolo in Valle Brembana (Bergamo), 2483 m.,anno 1979 dc

 

Inevitabilmente mi piace andare in montagna e nei boschi ma calmo, senza fretta: giudico un’assurdità la corsa in montagna, anche se indubbiamente ammiro la prestanza fisica di chi la pratica. Non ho mai fatto veramente alpinismo perché non ne ho il fegato: se il mio record in altezza è sui 4000 del Breithorn (che è alto circa 4182 m) a Cervinia quando dovetti fermarmi per un violento mal di testa, l’unica scalata mai compiuta è stata quella del Carrè Alto in Val di Fumo in Trentino (circa 3520 m, se non ricordo male), dove pare affrontassimo un 4° grado. Tredici ore di cammino per raggiungere, dopo la vetta, un bivacco e superare un parziale sprofondamento in un crepaccio apertosi sotto i miei piedi!

In Val d'Aosta, all'incirca nel 1982 dc. Un amico, con suoi colleghi, aveva affittato una casa con molto spazio in un posto stupendo. Abbiamo passato un fine settimana tra amici, e abbiamo fatto questa escursione abbastanza impegnativa nella neve.

Qui sopra sono in Valle d’Aosta, all’incirca nel 1982 dc. Un amico, con alcuni suoi colleghi, aveva affittato una casa con molto spazio in un posto stupendo. Abbiamo passato un fine settimana tra amici, e abbiamo fatto questa escursione abbastanza impegnativa nella neve. Indossavo il giubbotto militare di mio fratello, che ho conservato e usato per anni finchè non l’ho buttato perché ero, nel frattempo, ingrassato da non poterlo più indossare

 

Ricordo anche la ferrata del Medale sopra Lecco, compiuta due volte, la risalita del torrente lungo la funivia che collega Barzio ai Piani di Bobbio (con alcuni punti un po’ ostici), compiuta in solitaria, e qualche altra cosetta….ah, certo: a tappe, alcune volte da solo altre volte in compagnia, con la tenda, tutta l’Alta Via Lariana dal Monte Bisbino a Sorico, circa 130 chilometri tra boschi e prati, veramente un bel ricordo.

Ora da anni la pigrizia mi appesantisce e riesco a fare qualche giretto breve nei boschi, di tanto in tanto.

Ateo praticamente da sempre…

Mio padre era fascista ma, più che altro, era per le dittature: una delle sue frasi era, più o meno, “Il popolo bue ha bisogno di guide forti, non importa se Hitler o Stalin”. Vi lascio immaginare l’acutezza e la profondità del suo pensiero politico….

Mio padre, però, era anche ateo. Un ateismo primordiale, essenziale: “Sono tutte balle, e i preti ne approfittano per i loro sporchi interessi”, era quello che soleva ripetere. Naturalmente noi ascoltavamo, a pranzo o a cena, i suoi racconti di infanzia, la guerra, la prigionia ed il suo ateismo. Ascoltavamo e basta, perché non era consentito il dibattito….

Ecco perché non ho praticamente avuto alcuna educazione religiosa ed, anzi, il suo contrario. Almeno non ho avuto crisi e conversioni, come altri amici e compagni che ho conosciuto poi. Bisogna dire che alcuni di questi, campioni di coerenza, sono perfino diventati buddisti, seguaci di questo o quel guru, mistici in servizio permanente effettivo…

La superstizione esce dalla porta e rientra dalla finestra…..

A dodici anni, per il cosiddetto “quieto vivere”, feci anch’io, alla stessa età di mio fratello, prima comunione e cresima, e relativo catechismo. La domenica dopo volli andare a messa, influenzato dalle storielle del catechismo: mi bastarono le stronzate che mi toccò udire per “ri-convincermi” di essere ateo, e finì lì.

Anzi, fu l’ateismo immaturo di cui andavo fiero che mi allontanò per sempre dagli amici di infanzia, di cui mi sentivo “superiore”. Quando poi, alle scuole superiori, io andai a sinistra e loro a destra la separazione fu irreversibile….

M’innamorai, o almeno così credetti, diverse volte, e ne fui anche ricambiato: ma ero troppo timido ed imbranato per combinare qualcosa….

Scuola diurna, poi subito le serali eil lavoro.

A scuola arrivavo giusto alla sufficienza, e mi impegnavo solo nel disegno, nella letteratura e nell’educazione fisica. Spesso non seguivo la lezione e mi leggevo per conto mio tutto ciò che, guarda caso, la professoressa d’italiano non avrebbe spiegato….

Alla fine delle medie inferiori non avevo alcuna idea di cosa fare nella vita e, praticamente, decise mio padre: fu così che, disgraziatamente, mi iscrissi a ragioneria. Nulla era più lontano dalle mie caratteristiche ed attitudini. Avevo una certa propensione per il disegno, per la letteratura e per l’educazione fisica. Per fare l’Isef (Istituto Superiore di Educazione Fisica) occorreva comunque un diploma. I miei genitori interpretarono male una guida per la scelta delle scuole superiori e pensarono la stessa cosa per la scuola di tecnica pubblicitaria. Del liceo neanche se ne parlava perché non dava nessuna possibilità di impiego immediata, delle scuole magistrali neppure, quindi…o geometra o ragioniere…..

Il primo anno, il 1968-69 dc, lo feci al Cattaneo di Milano, in  piazza Vetra. L’anno successivo la famiglia aveva bisogno di entrate ed iniziai a lavorare e, di conseguenza, a studiare al Cattaneo serale.

Piazza Vetra, davanti al Cattaneo ragionieri, 1973 dc. Da sinistra: io, il mio compagno di classe Concezio (ottimo damista e scacchista) e l'amicissimo Giuseppone

Piazza Vetra, davanti al Cattaneo ragionieri, 1973 dc. Da sinistra: io, il mio compagno di classe Concezio (ottimo damista e scacchista) e l’amicissimo Giuseppone

 

Io sono uno di quelli per cui si è coniata la frase “se tu trovassi chi ha inventato il lavoro“.

Sostanzialmente è vero: in questo schifo di società non ho mai, e non ho ancora, trovato un lavoro che veramente mi soddisfi (tranne il sogno di aprire una libreria…). Di conseguenza non mi sono mai impegnato più di tanto. Ancora adesso non riesco ad entusiasmarmi in nessuno ruolo perché ho sempre in odio l’intera società, di cui il mondo del lavoro e delle imprese è degno rappresentante. L’unico lavoro che potrei fare con una certa soddisfazione è il libraio. E quante volte ho pensato e progettato di farlo!

Nei primi anni di lavoro venivo continuamente licenziato: me ne fregavo assolutamente e, come fattorino, me ne andavo in giro, perdendo del gran tempo. E non mi impegnavo assolutamente: ero completamente irresponsabile.

Restai disoccupato grosso modo dal 1974 al 1981 dc, tranne che per contratti a termine alle Poste nel 1976, nel 1977 e nel 1978 dc.

Nella prima metà del 1975 dc cominciai a dipingere quadri naif molto commerciali in uno “studio”, dove feci alcune amicizie che si protrassero fino al 2007. Nel 1978 subentrai, al mattino, ad un amico che faceva le pulizie, ed altro, in un centro culturale nel quartiere di Brera, fondato da Craxi, che incontrai diverse volte. Rimasi lì fino quasi alla fine del 1982 dc, ma avevo già trovato lavoro come fattorino nel settembre 1981 dc in una associazione di industriali grafici (grazie alla raccomandazione della madre di un’amica) e poi, nel maggio 1982, mio fratello riuscì a farmi entrare in (omissis), dove lui lavorava con un certo “successo” dai primi anni ’60.

Sono ancora in quell’azienda che, dopo l’indebitamento causato da una  OPA dei cosiddetti capitani coraggiosi, che nessuno osteggiò, dopo una irresponsabile e dissennata conduzion e una pletora di banditi incompetenti che l’anno gestita per anni, ora, nel 2016 dc, si appresta a pre-pensionarmi, tre anni prima, grazie all’articolo 4 della famigerata legge Fornero.

La politica

Negli anni dell’adolescenza mi bevevo, ovviamente, quello che diceva mio padre. Sarei potuto quindi diventare un rozzo fascista o, comunque rozzo, destroide. Ma al Cattaneo diurno (autunno del 1968 dc!) incontrai i compagni…

Qualche assemblea, qualche corteo che abbandonavamo per andare a giocare al pallone, e niente di più.

Ma un anno dopo, al serale, la musica cambiò. Iniziai subito con una formazione emanata da Avanguardia Operaia, il Comitato di Agitazione dei Lavoratori Studenti di Milano e Provincia, abbreviato in CdA. Ci furono molti più scioperi e cortei, le riunioni nella mitica sede di Avanguardia Operaia sita in via Vetere, al quartiere Ticinese, e i mitici panini e piatti del Rattazzo, all’angolo con corso di Porta Ticinese, che ha chiuso l’attività solo verso la fine del 2006 dc.

Con tutto questo, ovviamente, aumentarono le assenze da scuola (le prime che avevo fatto, in realtà, le avevo passate al freddo sulle panchine o in qualche bar per cercare di studiare), ed il mio profitto calò vertiginosamente.

Fui rimandato a settembre e poi bocciato, e ripetei la seconda.

In quell’anno divenni amico del mio compagno di banco, Giulio F. Suonicchiava la chitarra ed era uno sfegatato fan di Fabrizio De Andrè, che io conoscevo solo superficialmente. Rimanemmo amici fino all’inizio del quarto anno, poi ci allontanammo, ci ritrovammo per un po’ e poi non ci frequentammo più. Un peccato, mi è sempre mancato.  Ma pochi mesi fa, alla fine del 2015 dc, l’ho cercato e trovato in rete. Gli  ho scritto, mi ha risposto  entusiasticamente sorpreso, e ci siamo già visti una prima volta, con molta commozione.  Ci siamo ripromessi di frequentarci ancora, senza fretta e con calma.  Quarant’anni sono passati,  ma non siamo cambiati nei nostri migliori aspetti. Le nostre lontananze, più sulla religione che in politica, ci servono invece da stimolo per  far proseguire una sana amicizia che per troppo tempo è rimasta sepolta dalla polvere del tempo.

Fui sempre rimandato, tranne che in quarta, anno nel quale, infatti, ridussi quasi a zero la mia “attività politica”.

In quinta non so ancora come sia riuscito a diplomarmi con un misero 38/60, con una certa delusione del bravo professore di italiano, che da me si attendeva almeno un 46-48. Ironia della sorte fu che, già dalla seconda, era nato in me un interesse per l’architettura che nutro ancora adesso, senza avere le basi per assecondarlo appieno.

Uscendo da scuola e scendendo i gradini, dopo aver letto i risultati, alzai entrambi i pugni al cielo ed esclamai “É finita!”. Per me finiva la scuola ed iniziava il lungo periodo della disoccupazione.

La disoccupazione

Fui disoccupato dal luglio 1974 al settembre del 1981 dc. Per continuare l’attività politica a scuola fu deciso che io ed il mio amico Giuseppone ci iscrivessimo al Cattaneo geometri. Ma il preside ci conosceva e fece in modo di impedircelo. Continuai così a fare politica da “esterno”. Tra il 1975 ed il 1976 lavorai al “Quotidiano dei Lavoratori” ed ebbi modo di scrivere qualche articolo e qualche intervista in ambito musicale (con un amico e collega). Per tre mesi nel 1976 e nel 1977, e per sei mesi nel 1978, lavorai con contratto a termine alle Poste, e ricordo con molto piacere quei periodi e qualche amicizia coltivata in quel periodo.

Aprile 1976 dc, un sabato davanti al Cattaneo ragionieri, in occasione delle elezioni dei rappresentanti scolastici per i cosiddetti "decreti delegati". Da sinistra Walter, uno dei due fratelli di Tiziana, del Movimento Studentesco, Giovanna ed io, CUB Cattaneo serale, dell'area di Avanguardia Operaia

Aprile 1976 dc, un sabato davanti al Cattaneo ragionieri, in occasione delle elezioni dei rappresentanti scolastici per i cosiddetti “decreti delegati”. Da sinistra Walter, uno dei due fratelli di Tiziana, del Movimento Studentesco, Giovanna ed io, CUB Cattaneo serale, dell’area di Avanguardia Operaia

 

Sarei dovuto partire per il servizio militare, e decisi di tentare di fare l’allievo ufficiale come mio fratello, che ha tredici anni più di me. Ma la situazione si era ribaltata ed ora c’erano molti più aspiranti che posti disponibili. Dopo una serie di ritardi, quando ormai avevo deciso di partire anche come soldato, pur di togliermi quel fastidio, mi arrivò il congedo per sovraffollamento di contingente.

Quindi evitai la tragedia di fare il militare anche se così ebbi molto meno da raccontare agli amici ed alle ragazze….

Per un lungo periodo in quegli anni mi trovavo quasi tutte le sere al famosissimo Bar Magenta di Milano, frequentato in quel tempo, più o meno, da giovani e gente di sinistra. Lo splendido bar liberty accoglieva le nostre lunghe discussioni, accompagnate da birre e panini, ed ancora non si presagiva il “riflusso” dalla politica.

In politica ero stato subito scettico riguardo ai facili entusiasmi ed al culto della personalità: fine nelle prime riunioni con i compagni maoisti di Avanguardia Operaia osavo obiettare, di fronte a questo esagerato culto di Mao, che tutto ciò mi sembrava eccessivo e che la “rivoluzione” cinese non era certo stata opera esclusivamente sua!

Qualche anno più tardi Trotzky mi diventò sempre più simpatico (qualche superstizioso di astrologia non troverebbe un caso il fatto che entrambi saremmo del segno dello Scorpione…). Già nel 1976 dc avevo preso contatti con la IV Internazionale, abbandonando l’area di Democrazia Proletaria,  e protrassi con loro la mia attività politica fino alla fine del 1979 dc.

Non avevo fiducia nel “popolo” già nel 1972 dc, quando scrissi alcune riflessioni su un bigliettino in cui affermavo che i rivoluzionari in Italia non sarebbero mai andati al potere con le masse ma con un colpo di mano, un colpo di Stato. Alla fine del 1979 dc avevo perduto qualsiasi speranza residua in un cambiamento sostanziale e radicale, in Italia come nel resto del mondo. Decisi quindi che io, che ci avevo creduto seppur con un po’ di scetticismo, non ritenevo più sensato dedicare la mia vita ad un evento che non si sarebbe mai verificato.

Abbandonai quindi definitivamente la cosiddetta “attività politica”.

La “scoperta” di Max Stirner

Proprio in quel periodo, dopo aver ri-letto Herbet Marcuse ed aver trovato in lui (tranne che per l’abbaglio maoista) un “giustificazione” al mio abbandono della politica attiva, lessi l’unica grande opera di Max Stirner, ovvero L’unico e la sua proprietà. Fu una lettura appassionante, la valorizzazione dell’individualismo che avevo sempre covato, ma il suo autore non fu mai per me un idolo da adorare o un feticcio da esporre al posto di Marx, Lenin o Trotzki. Neanche questi ultimi, del resto, furono mai considerati da me delle divinità, come hanno fatto quasi tutti gli altri compagni.

Mentre la sinistra, anche estrema, si disfaceva, si sviliva oppure, ciecamente, continuava a coltivare l’idea della magnifiche sorti del proletariato in lotta, e iniziava l’incubo degli anni ’80, seguito presto da altrettanti anni di merda come i ’90 e quelli attuali, io arrancavo, orfano di una rivoluzione in cui non credevo ma niente affatto convertito al capitalismo rampante, alla Milano da bere ed altri simili idiozie. E sempre continuando a pensare ad una società radicalmente alternativa che mai si attuerà.

Doppia frustrazione, dunque.

Ed ora?

A seconda del mio umore ci sarebbero due conclusioni.

Conclusione pessimista

Senza professionalità, senza soldi, senza prospettive alternative di lavoro che si possano realizzare, con la pensione che si allontana ad ogni riforma (di destra o di finta sinistra), sempre contro, giudicato da alcuni o stupido o pirla o, comunque, arrogante ed intollerante….

Conclusione ottimista

Ma sì, ho fatto quello che ho potuto, ho girato un po’ il mondo, penso di avere avuto sostanzialmente la ragione dalla mia parte non sempre, ma certamente spesso, per il futuro sarà quello che sarà. Cercherò di correggere, se me ne accorgo e se me ne fanno accorgere, alcuni miei errori ed esagerazioni ma in fondo, se proprio rimarrà chi non mi sopporta, pazienza! E se non posso certo dire di avere avuto una brillante vita sessuale non ha senso parlarne ancora, ormai quel che è fatto è fatto, pazienza!

In ogni caso….

Si tira avanti, sperando (tanto costa nulla o poco, in questo so trattenermi!) nella vincita al Superenalotto o al gratta e vinci….

(Ultimo aggiornamento Marzo 2016 dc)