Come la Chiesa cattolica primitiva cristianizzò Halloween

23 Novembre 2022 dc, dal sito Iridediluce, 31 Ottobre 2022 dc:

Come la Chiesa cattolica primitiva cristianizzò Halloween

di Iridediluce

Halloween può essere un affare secolare oggi, dominato da caramelle, costumi e dolcetto o scherzetto, ma la festa è radicata in un festival pagano celtico annuale chiamato Samhain (pronunciato “SAH-wane”(Nota mia: nell’alfabeto fonetico internazionale, pronuncia irlandese: [ˈsˠəuɪnʲ], scozzese gaelica: [ˈs̪ãũ.ɪɲ], inglese: [ˈsɑːwɪn], [ˈsaʊɪn] o [ˈsaʊeɪn])) che è stato poi appropriato dalla Chiesa Cattolica primitiva circa 1.200 anni fa.

Gli antichi Celti erano un assortimento di tribù e piccoli regni un tempo sparsi nell’Europa occidentale e centrale con lingue e culture distintive, spiega Frederick Suppe, uno storico specializzato in storia celtica e medievale alla Ball State University dell’Indiana.

Anche dopo che i romani conquistarono il loro regno i Celti continuarono a sopravvivere e prosperare in luoghi come la Bretagna, la Cornovaglia, l’Irlanda, l’Isola di Man, la Scozia e il Galles.

Halloween ispirato a Samhain

Samhain

Le origini di Halloween possono essere fatte risalire alla festa celtica di Samhain, una festa druidica che si tiene il 31 ottobre.

Bildagentur-online/Universal Images Group

Samhain, il festival celtico che è l’antenato di Halloween, era legato al modo di vedere il mondo da parte dei Celti.

Tutti i popoli celtici concepivano una dicotomia fondamentale tra luce e oscurità, con i primi che rappresentavano valori positivi, fortunati, fruttuosi e i secondi che rappresentavano valori negativi, minacciosi e distruttivi, spiega Suppe (Nota mia: luce e oscurità sono al singolare, la frase successiva ne parla al plurale, forse c’è un errore di trascrizione o traduzione).

L’anno celtico è iniziato al tramonto alla fine del raccolto autunnale, è continuato attraverso l’oscurità dell’inverno e l’inizio della primavera nel chiarore della stagione estiva e si è concluso con il raccolto. Due grandi festività hanno diviso il loro anno: Beltane, che si è svolta dal 30 aprile al 1 maggio nel nostro calendario, e Samhain, che si è svolta dal 31 ottobre al 1 novembre.

Samhain è stato il momento in cui il mondo spirituale è diventato visibile agli umani e gli dei si sono divertiti a fare brutti scherzi ai mortali. Era anche un periodo in cui gli spiriti dei morti si mescolavano ai vivi.

I Celti credevano nel raccogliere tutti i loro raccolti (Nota mia: forse meglio “fare il raccolto”) da Samhain, “in modo che non sarebbe stato danneggiato dagli spiriti maligni o maliziosi che potevano tornare la prima sera della metà oscura dell’anno”, dice Suppe. “Le offerte simboliche del cibo raccolto dovrebbero essere offerte agli spiriti per placarli”.

Il papa adotta le tradizioni celtiche

Papa Gregorio I, Gregorio Magno

Papa Gregorio I, il Grande.

Ann Ronan Pictures/Collezionista di stampe/

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Racconti e tradizioni raccapriccianti di Halloween

Giorno della morte

Così la Chiesa ha mescolato le tradizioni che coinvolgono spiriti celtici e santi cattolici. Nell’800 la Chiesa designò il 1 novembre come Festa di Ognissanti.

“Le vecchie credenze associate a Samhain non si sono mai estinte del tutto”, scrisse il folklorista Jack Santino in un articolo del 1982 per l’American Folklife Center. 

“Il potente simbolismo dei morti viaggianti era troppo forte, e forse troppo basilare per la psiche umana, per accontentarsi della nuova, più astratta festa cattolica in onore dei santi”.

Invece, la prima notte di Samhain, il 31 ottobre, divenne All Hallows Day Evening, la notte prima della venerazione dei santi. Quel nome alla fine si trasformò in Halloween, e divenne il momento in cui i cristiani potevano trasformare il simbolismo soprannaturale e i rituali di Samhain in un divertimento spettrale.

Jack O’Lantern, le origini del dolcetto o scherzetto

Storia di Jack-o-Lanterns

Un gruppo di bambini ha messo un Jack O’Lantern illuminato su un palo di recinzione di una fattoria la notte di Halloween.

Immagini americane di Stock/Getty

Uno dei rituali adottati dai Celti era l’intaglio della zucca, che aveva un significato religioso. “L’usanza jack-o-lantern consiste nel mettere il fuoco, che imita la buona magia del sole, all’interno di un ortaggio scavato, che rappresenta il raccolto”, dice Suppe. È stato fatto “nella speranza che la buona magia aiuterà a preservare il cibo raccolto durante la metà oscura dell’anno, fino a quando la prossima stagione di crescita potrebbe ricostituire le scorte alimentari della comunità”.

Più tardi, in Irlanda e in Scozia, la gente sviluppò l’usanza di usare lanterne vegetali scolpite in modo simile per spaventare il personaggio mitico di Stingy Jack, che vagava per la Terra perché il diavolo non lo avrebbe lasciato entrare all’inferno.

Allo stesso modo, “la pratica del dolcetto o scherzetto ha origine nell’usanza celtica di dare frammenti simbolici del raccolto agli spiriti che vagavano fuori dalle case la sera di Samhain, per placarli e impedire loro di fare cose distruttive al raccolto o per case,” dice Suppe. Una volta che il cristianesimo si era affermato nelle regioni celtiche, i giovani uomini non sposati sfilavano ad Halloween, andando nelle case e chiedendo doni per gli spiriti.

“Questo era un momento in cui il duro lavoro della raccolta era terminato, quindi potevano concedersi qualche scherzo per sfogarsi”, dice Suppe. In Scozia, i gruppi di giovani uomini erano chiamati “guisers” (pronuncia “GEE-zers”-(Nota mia: la pronuncia del singolare è “gaiser” o meglio, nell’alfabeto fonetico internazionale, ˈɡaɪ.zə)) perché indossavano travestimenti, l’inizio dell’usanza di indossare costumi di Halloween.

Secoli dopo le usanze di Halloween furono portate negli Stati Uniti da immigrati provenienti dall’Irlanda, dalla Scozia e da altre antiche patrie dei Celti. Come un articolo del 1894 su Christian Work  descrive la festa: Halloween è una notte “in cui streghe, spiriti maligni e tutti gli spiriti malvagi uscivano in oscuri e misteriosi festeggiamenti di mezzanotte”.

Le origini cristiane dell’Europa tra retorica e mistificazioni

4 Aprile 2022 dc, dal sito Italialaica, articolo del 15 Marzo 2022 dc:

Le origini cristiane dell’Europa tra retorica e mistificazioni

di Marco Comandè

Avevamo scampato l’elezione dell’integralista Marcello Pera a Presidente della Repubblica, ma ci ritroviamo con un despota che ha attuato tutti i punti programmatici della sua battaglia contro il relativismo religioso, per poi scatenare una guerra contro l’Ucraina: le origini cristiane nella costituzione russa nell’art. 71, la difesa della tradizione con l’inaugurazione della mostra “I Romanov e la Santa Sede: 1613-1917” nel mese di dicembre del 2017, l’imposizione della festività patriottica il 7 novembre (in ricordo della cacciata dei polacchi da Mosca nel 1612).

C’è una certa macabra ironia nel citare il pensiero di Marcello Pera e Joseph Ratzinger, sul rischio della mancata trascrizione delle origini cristiane nella Costituzione europea: “il rischio che il timore delle scelte induca i cristiani a pensare che, se il cristianesimo comporta oneri gravosi, allora è meglio affievolire la fede o abbassare la voce piuttosto che rischiare un conflitto”.

E il politologo si riferiva alla possibilità di uno scontro con l’Islam, non con il cristianesimo ortodosso russo, il cui Patriarca ha di recente giustificato il conflitto in Ucraina con la crociata contro i gay!

Tanto medievale è l’ultima giustificazione, da ricordare una celebre frase del monaco Arnaud Amaury prima del massacro contro gli eretici gnostici a Béziers, dove il 22 luglio 1209 avrebbe detto: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi!”, per significare che era preferibile avere morti un cristiano giusto ed uno sbagliato piuttosto che salvarli entrambi. La frase è stata messa in dubbio dagli storici, ma il senso della frase è realmente condiviso dai fanatici cattolici ed ortodossi, come dimostra la battaglia contro i relativisti-materialisti-democratici-gay ucraini.

Tutti questi giri di parole non possono lasciare inevasa la questione di fondo sulle reali, autentiche origini del cristianesimo in Europa, se il nuovo zar Putin rinnega il dialogo con l’Occidente cristiano per affermare la supremazia dell’Oriente cristiano. Ben lungi dall’essere una rivendicazione del ruolo della religione nel mondo multipolare, l’ostinazione nell’attribuire alla Divina Provvidenza il ruolo preponderante nella storia universale ha un che di minaccioso, che non si arresta nemmeno di fronte alla minaccia atomica. Esistono tante soluzioni per un’Ucraina neutrale che non contemplano la guerra, ma tutte devono necessariamente passare attraverso le regole laiche della democrazia pluralista.

Vorremmo infine sollevare il velo sulla polemica innescata dagli integralisti cattolici, contro l’Europa relativista che censura il Natale e le persecuzioni cristianofobe nel mondo. I vari Marcello Pera, Marcello Veneziani, Antonio Socci, Magdi Allam ogni giorno elencano le stragi compiute nelle civiltà “altre” contro i cristiani, disinteressandosi poi degli equivalenti genocidi contro i musulmani, dall’India governata dal fanatico indù Narendra Modi alla Birmania del Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Ora, è innegabile che le vittime in Ucraina siano cristiane. Questo non significa affatto che esista una cristianofobia nel mondo, bensì che il fanatismo religioso rigetta ovunque i principi laici della tolleranza e della pace e giustifica le violenze con la presunta supremazia culturale tanto cara ai Marcello Pera e Vladimir Putin.

Marco Comandè
Reggio Calabria

Le antiche origini pagane della pasqua

Dal sito Iridediluce 2 Aprile 2021 dc:

Le antiche origini pagane della pasqua

La Pasqua è una festa celebrata da milioni di persone in tutto il mondo che onorano la risurrezione di Gesù dai morti, descritta nel Nuovo Testamento come avvenuta tre giorni dopo la sua crocifissione sul Calvario. È anche il giorno in cui i bambini aspettano con entusiasmo l’arrivo del coniglietto pasquale e le loro prelibatezze di uova di cioccolato.

La data in cui si celebra la Pasqua varia di anno in anno e corrisponde alla prima domenica successiva alla luna piena dopo l’equinozio di marzo. Si verifica in date diverse in tutto il mondo poiché le Chiese occidentali usano il calendario gregoriano , mentre le Chiese orientali usano il calendario giuliano.

Mentre la Pasqua, come la conosciamo oggi, non è mai stata una  festa pagana, le sue radici e molte delle sue tradizioni hanno associazioni con antiche usanze e credenze pagane.

Secondo il New Unger’s Bible Dictionary “La parola Pasqua è di origine sassone, Eastra, la dea della primavera, a cui ogni anno venivano offerti sacrifici. Nel VIII secolo gli anglosassoni avevano adottato il nome per designare la celebrazione della risurrezione di Cristo “. Tuttavia, anche tra coloro che sostengono che la Pasqua abbia radici pagane, c’è qualche disaccordo su quale tradizione pagana sia emersa. Qui esploreremo alcune di queste prospettive.

Resurrezione come simbolo di rinascita

Una teoria avanzata è che la storia pasquale della crocifissione e della risurrezione simboleggia la rinascita e il rinnovamento e racconta il ciclo delle stagioni, la morte e il ritorno del sole.

Secondo alcuni studiosi, come il dottor Tony Nugent, docente di teologia e studi religiosi all’Università di Seattle e ministro presbiteriano, la storia della Pasqua proviene dalla leggenda sumera di Damuzi (Tammuz ) e sua moglie Inanna (Ishtar ), un mito epico chiamato “La Discesa di Inanna” ritrovato inscritto su tavolette cuneiformi di argilla risalenti al 2100 aC. Quando Tammuz muore, Ishtar è addolorata e lo segue negli inferi. Negli inferi, entra attraverso sette porte e il suo abbigliamento mondano viene rimosso. “Nuda e inchinata” viene giudicata, uccisa e poi appesa in mostra. In sua assenza, la terra perde la sua fertilità, i raccolti cessano di crescere e gli animali smettono di riprodursi. A meno che non si faccia qualcosa, tutta la vita sulla Terra finirà.

Dopo che Inanna è scomparsa da tre giorni, la sua assistente chiede aiuto ad altri dei. Infine uno di loro, Enki, crea due creature che portano la pianta della vita e l’acqua della vita giù negli Inferi, spruzzandole su Inanna e Damuzi, resuscitandoli e dando loro il potere di tornare sulla Terra come la luce del sole per sei mesi.

Dopo che i sei mesi sono scaduti, Tammuz ritorna negli inferi dei morti, rimanendovi per altri sei mesi, e Ishtar lo insegue, spingendo il dio dell’acqua a salvarli entrambi. Così erano i cicli della morte invernale e della vita primaverile.

La discesa di Inanna

Il dottor Nugent fa subito notare che tracciare parallelismi tra la storia di Gesù e l’epopea di Inanna “non significa necessariamente che non ci fosse una persona reale, Gesù, che fu crocifisso, ma piuttosto che, se c’era, la storia a riguardo è strutturata e impreziosita secondo uno schema molto antico e diffuso “.

La dea sumera Inanna è conosciuta al di fuori della Mesopotamia con il suo nome babilonese, “Ishtar”. Nell’antica Canaan Ishtar è conosciuta come Astarte, e le sue controparti nei pantheon greci e romani sono conosciute come Afrodite e Venere. Nel 4° secolo, quando i cristiani identificarono il sito esatto a Gerusalemme dove si trovava la tomba vuota di Gesù, selezionarono il punto in cui sorgeva un tempio di Afrodite (Astarte / Ishtar / Inanna). Il tempio fu abbattuto e così fu costruita la Chiesa del Santo Sepolcro, la chiesa più sacra del mondo cristiano.

Il dottor Nugent sottolinea che la storia di Inanna e Damuzi è solo uno dei numerosi racconti di dèi morenti e nascenti che rappresentano il ciclo delle stagioni e delle stelle. Ad esempio, la risurrezione dell’egiziano Horus, la storia di Mitra, che era adorato in primavera, e il racconto di Dioniso, resuscitato dalla nonna. Tra queste storie prevalgono i temi della fertilità, del concepimento, del rinnovamento, della discesa nell’oscurità e del trionfo della luce sull’oscurità o del bene sul male.

Pasqua come celebrazione della dela della primavera

Una prospettiva correlata è che, anziché essere una rappresentazione della storia di Ishtar, la Pasqua era originariamente una celebrazione di Eostre, dea della primavera, altrimenti nota come Ostara, Austra e Eastre. Uno degli aspetti più venerati di Ostara sia per gli osservatori antichi che per quelli moderni è lo spirito di rinnovamento.

Celebrata all’equinozio di primavera il 21 marzo, Ostara segna il giorno in cui la luce è uguale all’oscurità e continuerà a crescere. Portatrice di luce dopo un lungo e buio inverno, la dea veniva spesso raffigurata con la lepre, un animale che rappresenta l’arrivo della primavera oltre che la fertilità della stagione.

Secondo Deutsche Mythologie di Jacob Grimm, l’idea della resurrezione era radicata nella celebrazione di Ostara: “Ostara, Eástre, sembra quindi essere stata la divinità dell’alba radiosa, della luce nascente, uno spettacolo che porta gioia e benedizione, il cui significato poteva essere facilmente adattato dal giorno della risurrezione del Dio del cristiano “.

La maggior parte delle analisi dell’origine della parola “Pasqua” concorda sul fatto che sia stata chiamata dopo Eostre, un’antica parola che significa “primavera”, sebbene molte lingue europee utilizzino una forma o l’altra del nome latino per Pasqua, Pascha, che deriva dal Ebraico Pesach, che significa Pasqua.

Il legame con la pasqua ebraica

La Pasqua è associata alla festa ebraica della Pasqua attraverso il suo simbolismo e significato, nonché la sua posizione nel calendario.

Alcuni primi cristiani scelsero di celebrare la risurrezione di Gesù nella stessa data della Pasqua ebraica, che riflette l’entrata della Pasqua nel cristianesimo durante il suo primo periodo ebraico. La prova di una festa cristiana della Pasqua più sviluppata emerse intorno alla metà del II secolo.

Nel 325 d.C. l’imperatore Costantino convocò una riunione dei leader cristiani per risolvere importanti controversie al Concilio di Nicea. Poiché la Chiesa credeva che la risurrezione avvenisse di domenica, il Concilio stabilì che la Pasqua dovesse sempre cadere la prima domenica dopo la prima luna piena che segue l’equinozio di primavera. Da allora la Pasqua è rimasta senza una data fissa ma prossima alla luna piena, che ha coinciso con l’inizio della Pasqua stessa.

Sebbene ci siano differenze nette tra le celebrazioni di Pesach e la Pasqua, entrambe le feste celebrano la rinascita – nel cristianesimo attraverso la risurrezione di Gesù e nelle tradizioni ebraiche attraverso la liberazione degli israeliti dalla schiavitù.

Le origini delle usanze pasquali

Le usanze più praticate la domenica di Pasqua riguardano il simbolo del coniglio (“coniglietto pasquale”) e dell’uovo. Come accennato in precedenza, una lepre era un simbolo associato a Eostre, che rappresenta l’inizio della primavera. Allo stesso modo, l’uovo è arrivato a rappresentare la primavera, la fertilità e il rinnovamento. Nella mitologia germanica, si dice che Ostara abbia guarito un uccello ferito che ha trovato nei boschi trasformandolo in una lepre. Ancora parzialmente un uccello, la lepre ha mostrato la sua gratitudine alla dea deponendo le uova in dono.

L’Enciclopedia Britannica spiega chiaramente le tradizioni pagane associate all’uovo: “L’uovo come simbolo di fertilità e di rinnovata vita risale agli antichi egizi e persiani, che avevano anche l’usanza di colorare e mangiare uova durante la loro festa di primavera”. Nell’antico Egitto un uovo simboleggiava il sole, mentre per i babilonesi l’uovo rappresenta la schiusa della Venere Ishtar, caduta dal cielo sull’Eufrate.

Allora da dove viene la tradizione di un coniglietto pasquale armato di uova? Il primo riferimento si trova in un testo tedesco del 1572 dC: “Non preoccuparti se il coniglietto pasquale ti sfugge; se dovessimo perdere le sue uova, cucineremo il nido ”, si legge nel testo. Ma fu solo quando la tradizione si fece strada negli Stati Uniti, attraverso l’arrivo di immigrati tedeschi, che l’usanza prese la sua forma attuale.

Verso la fine del XIX secolo i negozi vendevano caramelle a forma di coniglio, che in seguito diventarono i coniglietti di cioccolato che abbiamo oggi, e ai bambini veniva raccontata la storia di un coniglio che consegna cestini di uova, cioccolato e altre caramelle la mattina di Pasqua.

In molte tradizioni cristiane l’usanza di dare le uova a Pasqua celebra una nuova vita. I cristiani ricordano che Gesù, dopo essere morto sulla croce, è risorto dai morti, mostrando che la vita poteva vincere sulla morte. Per i cristiani, l’uovo è un simbolo della tomba in cui è stato posto il corpo di Gesù, mentre lo spaccare l’uovo rappresenta la sua risurrezione. Nella tradizione ortodossa, le uova sono dipinte di rosso per simboleggiare il sangue che Gesù ha versato sulla croce.

Indipendentemente dalle origini antichissime del simbolo dell’uovo, la maggior parte delle persone concorda sul fatto che nulla simboleggia il rinnovamento più perfettamente dell’uovo: rotondo, infinito e pieno della promessa della vita.

Mentre molte delle usanze pagane associate alla celebrazione della primavera erano in una fase praticate insieme alle tradizioni cristiane della Pasqua, alla fine furono assorbite dal cristianesimo, come simboli della risurrezione di Gesù. Il Primo Concilio di Nicea (325 d.C.) stabilì la data di Pasqua come la prima domenica dopo la luna piena (la luna piena pasquale) dopo l’ equinozio di marzo .

Sia che sia osservata come una festa religiosa che commemora la risurrezione di Gesù Cristo, o un momento in cui le famiglie dell’emisfero settentrionale si godono l’arrivo della primavera e festeggiano con la decorazione delle uova e i conigli pasquali, la celebrazione della Pasqua conserva ancora lo stesso spirito di rinascita e rinnovamento, come ha fatto per migliaia di anni.

Congresso mondiale delle famiglie: il Circo Barnum del regresso

Da MicroMega 25 Marzo 2019 dc:

Congresso mondiale delle famiglie: il Circo Barnum del regresso

di Adele Orioli

Si scrive Congresso mondiale delle famiglie si legge intolleranza e inciviltà. Molti occhi sono puntati su Verona dove per il prossimo fine settimana si terrà un apparentemente innocuo consesso dall’altrettanto apparentemente rassicurante titolo di Congresso mondiale delle famiglie, organizzato annualmente in varie parti del globo dall’Organizzazione mondiale per la famiglia (IOF), lobby cristiana statunitense sorta con il dichiarato scopo di “unire e dotare i leader di tutto il mondo di strumenti per promuovere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”.

Dove per famiglia naturale, casomai ci fossero dubbi, è da intendersi esclusivamente “l’unione di un uomo e una donna in un’alleanza permanente suggellata col matrimonio” e dalla quale deriva evidentemente la netta condanna di tutto ciò che non ne sia pienamente conforme.

D’altronde la stessa nascita dell’Iof, consacrata a Praga nel 1997 con la prima edizione di questo Congresso, prometteva male: da una sinergia tra il white nationalism americano e il suo omologo russo, in particolare dalle prime elaborazioni di Allan Carlson, reganiano di ferro, Anatoly Antonov e Viktor Medkov che identificano nella rivoluzione sessuale e femminista la causa della crisi demografica occidentale, evidentemente non sono nati diamanti.

Le donne (bianche) non sono più le incubatrici di una volta, urge correre ai ripari e riunire sotto la stessa egida quante più lobbies e quanto più conservatrici (ultrà conservatori, per usare la definizione di Ulrika Karlsson, del Forum parlamentare europeo sulla popolazione e lo sviluppo) possibili. Detto fatto, e anche se con qualche interruzione e qualche battuta di arresto, grazie anche a ingenti donazioni, si mormora filogovernative russe, il Wfc è pronto a sfoderare la sua pletora di oscurantismi questa volta in salsa scaligera.

Va detto che per quanto la preminenza resti al fondamentalismo cristiano, spinte probabilmente dall’adagio del “il nemico del mio nemico è mio amico”, anche retrograde componenti di religione ebraica e islamica si sono man mano aggiunte al consesso, affinando le armi non solo propriamente retoriche contro tutto ciò che non sembra, o peggio che non vuole, corrispondere a una rigida visione omofoba, sessista e patriarcale dei rapporti socio affettivi. Iniziative brillanti come il pieno appoggio alla legge russa sulla propaganda gay del 2013 (più correttamente, Legge per lo scopo di proteggere i bambini dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia) o della criminalizzazione dell’omosessualità in Uganda hanno fatto guadagnare al Wfc l’inserimento nella lista dei gruppi d’odio da parte delle maggiori associazioni a tutela dei diritti umani e lgbtq.

D’altronde basta buttare un veloce sguardo agli ospiti internazionali attesi dalla città di Giulietta per capire come tiri una brutta, bruttissima aria, e come il vento del cambiamento, per citare lo slogan scelto dallo stesso Wfc sia in realtà un miasma oscurantista e aberrante nella sua tranquilla sfacciataggine negazionista dei diritti umani.

Si va dal patriarca ortodosso Dimitri Smirnov (“chi sostiene l’aborto è un cannibale” e “l’omosessualità è contagiosa come la peste” tra i suoi aforismi migliori) a Igor Dodov, quel presidente della Moldavia che per festeggiare la suprema carica ha pensato bene di chiosare con un “Non ho mai promesso di essere il presidente degli omosessuali, avrebbero dovuto eleggere il loro presidente”. Dalla croata Zeljka Markic, promotrice del referendum che ha escluso nel suo Paese il matrimonio samesex e che preferirebbe dare un figlio ad un orfanotrofio piuttosto che a una coppia omosessuale, alla nigeriana Theresa Okafor che considera il preservativo “una trappola, esportata in Africa per soffocare la vita”.

Dalla parlamentare ugandese che sostiene la pena di morte per il reato di omosessualità allo stesso fondatore Carlson, che ringrazia i partecipanti “a questa crociata morale e sociale”, fino al presidente del Iof, Brian Brown, accanito sostenitore delle terapie riparative o di conversione.

Il Gotha del fondamentalismo integralista religioso, il Circo Barnum del regresso.

Ma ancora non si è detto delle illustri presenze nostrane. In prima fila la proctologa Silvana de Mari, quella che ritiene il sesso anale rito iniziatico al satanismo e che è stata condannata per diffamazione aggravata e continuata a mezzo stampa delle persone Lgbti. Non ultimo, il portavoce di Pro Vita, Alessandro Fiore casualmente figlio di quel Roberto leader di Forza Nuova.

Ma, soprattutto, gli esponenti istituzionali. E qui è uno dei veri nodi del problema, perché il Wfc è un problema. È lecito per uno Stato che si dice democratico, che si suppone laico o quantomeno pluralista, appoggiare istituzionalmente un gruppo che nega il diritto all’aborto e in generale all’autodeterminazione sessuale e riproduttiva, che fomenta l’odio, che pratica l’omofobia, che finanzia falsi studi per dimostrare la correlazione tra matrimonio egualitario e pedofilia o tra aborto e cancro al seno, che considera l’emancipazione femminile un danno sociale?

No, ovviamente. A meno che il suddetto Stato non sia il nostro.

E allora schieràti fra gli ospiti abbiamo il ministro dell’Interno Salvini, il ministro della famiglia rigorosamente al singolare Fontana, il ministro dell’Istruzione Bussetti.

E ormai quasi poco importa il ridicolo balletto dei patrocini: revocato ufficialmente quello della Presidenza del Consiglio, dopo peraltro migliaia di firme raccolte dalla petizione lanciata da All out e un coro non indifferente di polemiche, rimane quello del ministro senza portafoglio Fontana, quello della Regione Veneto, quello della Provincia di Verona e, in impulso di solidarietà, quello della regione Friuli Venezia Giulia (che, come ironicamente commentato sul web, d’ora in poi si chiamerà solo Friuli Venezia che in omaggio ai principi del Wfc Giulia è rimasta a casa a lavare i piatti).

Poco importa il pallido tentativo di smarcamento della componente gialla del governo bicolor, anche se va sottolineato che fra organizzatori e ospiti stiamo parlando di persone direttamente responsabili della severa negazione di diritti altrui, di discriminazioni e in taluni casi di vere e proprie persecuzioni. Un po’ troppo, per dei semplici sfigati come sostiene che siano un sottovalutante Di Maio.

Una passerella grondante odio e anche letteralmente sangue: nel mondo, più di dieci i Paesi che puniscono con la morte la blasfemia, un terzo del totale considera a vario titolo l’omosessualità un reato.

Persino la Chiesa Cattolica, dotata di un ottimo livello di equilibrio egoista, si è smarcata, a suo modo, dal Wfc tramite il segretario di stato vaticano Parolin, peraltro ospite della passata edizione. Preoccupati, dicono, dal rischio dell’uso strumentale di valori per obiettivi politici, condividono la sostanza ma non il metodo. E sulla sostanza, come smentirli? D’altronde tra un cannibale abortivo o un sicario alla Bergoglio tanta differenza non sembra in effetti passare. Sul metodo, diamo atto alle gerarchie ecclesiastiche, pontefice massimo in testa, di avere un utilizzo decisamente più raffinato della metafora e della parafrasi.

Tutto qui? No, per fortuna no. Perché c’è anche un’altra Verona e un’altra Italia. E per la prima volta al Wfc si opporrà una vera e propria sinergia di piazza tra associazioni e movimenti nazionali e internazionali, quell’insieme di società civile che l’oscurantismo non lo avalla e non lo accetta, che guarda avanti e non indietro, che è pronta per il rispetto e il riconoscimento delle differenze, che “naturale” considera l’autodeterminazione e non dogmi retrivi o visioni patriarcali della società.

L’Uaar e l’IPPFEN (International Planned Parenthood European Network) in collaborazione con Rebel Network insieme a una vastissima rete di associazioni e movimenti hanno organizzato un convegno per il 30 marzo, presso l’Accademia dell’agricoltura, lettere e scienze, uno spazio di riflessione comune che porterà poi al corteo previsto nel pomeriggio e organizzato dal collettivo femminista Nudm (Non Una Di Meno).

Ora più che mai è necessario coagulare le forze contro questo tornado oscurantista che seriamente rischia di minare diritti conquistati con fatica nel corso di anni se non secoli e diritti ancora lontani dall’essere pienamente riconosciuti e tutelati. Perché saremo anche a Verona, ma non restiamo al balcone.

I Nuovi Crociati

In e-mail da Democrazia Atea il 25 Luglio 2018 dc:

I Nuovi Crociati

Barbara Saltamartini, ex AN ora Lega, ha presentato una proposta di legge con la quale intende imporre il simbolo del crocifisso in tutte le scuole, in tutti gli edifici pubblici e in tutti i porti.

La poverina, e con lei tutti i minus habentes che la sostengono in questa iniziativa, pensano di dare ad intendere alla loro base elettorale, che così facendo fermeranno l’islamizzazione della società italiana, ma soprattutto con questa iniziativa pensano di stendere un velo pietoso sulla loro assoluta incapacità a governare.

Insomma, la solita arma di distrazione delle masse.

Pensare di spiegare ad una persona pentafascioleghista cosa sia il principio di laicità ha la stessa utilità che lavare la testa all’asino.

La proposta di legge della Saltamartini, nella sua articolazione, conferma quello che Democrazia Atea sostiene da sempre, ovvero che il crocifisso non è affatto un simbolo religioso, ma un simbolo di propaganda politica.

I simboli sono qualificabili come religiosi solo se esposti nella cornice del culto che li esprime, ma al di fuori dei luoghi di culto e al di fuori della sfera privata e personale di chi li condivide, i simboli smettono di essere religiosi e diventano simboli politici.

Un simbolo diventa politico quando viene brandito con lo scopo di far prevaricare un gruppo di potere sugli altri.

È invece culturale quando diventa l’effige di un gruppo sociale o comunque quando, nella convenzionalità comunicativa, lo si associa a molteplici contenuti evocativi.

Solo quando rimane circoscritto alla sfera religiosa può mantenere un significato legato alla credenza, ma al di fuori del contesto rituale, liturgico, fideistico, perde queste valenze e ne assume altre.

Nella proposta leghista si legge: “Il Crocifisso, emblema di valore universale della civiltà e della cultura cristiana, è riconosciuto quale elemento essenziale e costitutivo e perciò irrinunciabile del patrimonio storico e civico-culturale dell’Italia, indipendentemente da una specifica confessione religiosa”.
Quindi lo secolarizzano, pur di imporlo, e dicono che rappresenta un elemento essenziale della cultura italiana.

Nella loro infinita pochezza i leghisti non hanno evidentemente valutato che la secolarizzazione di un simbolo religioso comporta che si cristallizzi il suo significato socio-culturale non solo nella prospettiva da loro auspicata, ma anche in quella da loro superficialmente ignorata: come simbolo culturale il crocifisso è prevalentemente il simbolo del genocidio dei nativi americani, del genocidio delle donne durante l’inquisizione, è il simbolo degli stupratori sessuali seriali clericali, delle guerre di aggressione degli eserciti occidentali, dello sterminio degli ebrei nei campi nazisti, tutte azioni poste in essere in adesione a quella simbologia.

Non sorprende come i cattolici non siano stati in grado di difendere il loro crocifisso dalla strumentalizzazione politica.
Pur di imporlo accetteranno che sia un partito politico, la Lega, a secolarizzarlo irreversibilmente.
Ne chiedono l’ostensione persino nei porti, quegli stessi porti che nella storia dell’umanità sono stati sempre luoghi di accoglienza e ora, chiusi da quella fazione politica, sono diventati, nell’immaginario collettivo, luoghi di ostilità.

Bene avrebbero fatto i cattolici a proteggerlo nella riservatezza della sfera del culto, ma hanno da sempre difeso la loro imposizione anche a chi non condivideva la loro simbologia.

Hanno esultato sentendo che sarebbe stato imposto, e ora gli resterà difficile affermare che è un simbolo di pace, con quella proposta di legge è diventato politicamente il simbolo della disumanità e della barbarie leghista.

http://www.democrazia-atea.it